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C’è una solidarietà allarmante alle Br
02/08/2007 - Il Tempo - Dario Caselli
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«C’è una solidarietà allarmante alle Br»



«Rilevo un’allarmante solidarietà, sempre più aperta nei confronti delle Brigate Rosse e del terrorismo in genere».
A parlare è Olga Di Serio, deputata di Sinistra democratica, e la moglie di Massimo D’Antona, il professore collaboratore del ministero del Lavoro, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1999.
Così quello che potrebbe sembrare uno dei tanti allarmi assume una forza enorme. Un allarme nel giorno in cui viene reso noto il nuovo allerta dei servizi segreti sulle Br e nel giorno in cui il Parlamento vara la riforma dei servizi. Onorevole, il suo è un allarme che deve far riflettere…
«Purtroppo devo constatare che all’interno di piccole frange associative che fanno riferimento a determinati centri sociali ci sono manifestazioni che esprimono la loro solidarietà nei confronti dei brigatisti. Un fenomeno che ritengo assuma aspetti davvero preoccupanti e debba far riflettere».
Si riferisce, forse, alle manifestazioni davanti alle carceri di L’Aquila e Padova? «Appunto. Sto notando alcune manifestazioni rappresentate in modo sempre più plateale che dimostrano la loro solidarietà nei confronti di chi è detenuto per fatti riguardanti il terrorismo brigatista. Vere e proprie manifestazioni con tanto di slogan, alle volte molto violente, inneggianti alla lotta armata. E ritengo che questo sia allarmante.

Però terrei a fare una precisazione…» Prego… «Bisogna evitare le strumentalizzazioni perché altrimenti facciamo un regalo indebito a quelle organizzazioni che effettivamente sono eversive. Il rischio è di spingere verso associazioni border line chi nei fatti non lo è. Per questo quando parliamo di queste organizzazioni dobbiamo distinguere tra chi è effettivamente solidale con i brigatisti e chi, invece, pone semplicemente una questione di sensibilità umana e di tutela dei diritti umani soprattutto nei confronti di quei detenuti che vivono in difficili condizioni».
Però non negherà che proprio gli ambienti della sinistra sono quelli più solidali con le Br… «Ad essere sincera nelle manifestazioni di Padova e l’Aquila non ho notato alcuna presenza che potesse ricondurre ad esponenti politici di sinistra. Anzi l’unica presenza in questo senso, un iscritto di Rifondazione Comunista, è stato punito con l’espulsione dal partito. Non penso, quindi, che all’interno dei partiti di sinistra esistano rappresentati in Parlamento che siano conniventi con il mondo delle Br».
Sarà, ma sono dei senatori della sinistra radicale che hanno chiesto al ministro Mastella di intervenire sul caso Blefari… «Non voglio entrare nel merito di questa vicenda. Non conosco la situazione e quindi non esprimo giudizi a priori. Voglio solo far notare che a sinistra c’è sempre stata una particolare sensibilità nei confronti di chi sta in carcere. Si tratta di rispetto per i diritti umani e della persona».
Ma come «vittima» delle Br non si sente ferita da questa eccessiva sensibilità dei suoi colleghi? «Le ripeto, non ho intenzione di prendere posizione su cose che non conosco, non avendo mai incontrato la signora Blefari. So che da tempo le sue condizioni sia psichiche che fisiche non sono ottimali, ma da parte mia non c’è alcun accanimento e non sta a me dare giudizi. Saranno le autorità competenti a valutare se esistano motivi validi per una modifica del regime carcerario. Quello che è evidente è che il 41bis è un dispositivo molto duro e penoso che provoca dolore ma altrettanto dolore è stato causato alle vittime».
Se non vuole giudicare i suoi colleghi, che idea si è fatta dell’operato del governo? «Penso che il governo fino ad ora abbia operato con attenzione ed impegno per debellare la minaccia terroristica, sia islamica che brigatista. Per la prima volta sono stati effettuati dodici arresti preventivi, penso che si tratti di un caso storico. Ma credo che non basterà comunque».
In che senso? Ritiene che l'Italia abbia ancora un problema Br? «Purtroppo penso di sì. Si tratta di un fenomeno che non si deve mai sottovalutare. Alla fine bastano due persone armate per uccidere un uomo. La verità è che anche se il governo è riuscito ad inferire un duro colpo al terrorismo non è tale da debellarlo completamente. La vigilanza deve sempre essere mantenuta molto alta».

di DARIO CASELLI - Il Tempo 02/08/2007