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Cossiga: assieme al PCI infiltrai i movimenti. Ora l'aministia
«Perfetto. Sono contento che il presidente Napolitano riesca a intraprendere questa strada che a me vietò il Pci». Sul maxi televisore al plasma scorrono le immagini della stretta di mano tra le vedove Calabresi e Pinelli e si sentono le parole del capo dello Stato sulla necessità di una ricomposizione. E il presidente emerito Francesco Cossiga, in poltrona, circondato da telefoni e computer, annuisce e sorride: «E' proprio quello che volevo fare io dando la grazia a Curcio e concedendo l' amnistia ai terroristi». Poi alza l' indice e continua: «Adesso rivolgo un appello a Napolitano perché vada avanti e dia la grazia ad Adriano Sofri. Sono sempre stato un sostenitore della sua innocenza. Ma se anche non fosse innocente, non si può dimenticare che fu ispirato da 752 intellettuali, tra i quali Bobbio, che sottoscrissero un appello contenente le stesse accuse contro il commissario Calabresi che poi Sofri scrisse su Lotta Continua». E' solo il primo passo, dice: «Napolitano fa bene a voltare pagina. Ora inviti il Parlamento a fare un' amnistia per i terroristi. Eccettuati, naturalmente, quelli neri». Perché? Lui sorride ancora, come chi sta giocando: «Perché quelli neri sono mascalzoni e quelli rossi mancati rivoluzionari. Non era così?». Infine, l' ultimo appello: «Come ultimo atto Napolitano faccia riconciliare i terroristi con la famiglia Moro che, credo, non dirà di no». Nel suo discorso Napolitano ricorda le «trame eversive» e accanto a quelle della «sinistra estrema e rivoluzionaria» affianca quelle di «destra e di impronta reazionaria con connivenze anche in seno ad apparati dello Stato». L' ex ministro dell' Interno ai tempi del rapimento Moro continua a far sì con il capo. Ma il suo gioco preferito è il paradosso. «Vero o non vero questo può portare a giustificare la lotta armata. Contro uno Stato governato da neri, stragisti, assassini di Moro e complici della camorra altro che opposizione, si devono pigliare le armi. No? A me non risulta che ci fosse un "doppiostato". Ma io ero dall' altra parte. Fa bene invece Napolitano a crederci. Sì, ci crede, anche se nel discorso lo nega e lo definisce "fantomatico"». Una pausa. E riprende il gioco del sorprendere e alludere. «Del resto fummo io e il suo compagno di partito, ora mai ricordato, Ugo Pecchioli a mettere su una operazione di guerra psicologica per trasformare i terroristi rossi in criminali comuni. Pecchioli, persona serissima, organizzatore della Gladio Rossa, si era occupato molto di queste cose. Ci aveva fornito i nomi di chi non aveva rinnovato la tessera del Pci (potenziali reclutati). E grazie a lui infiltrammo giovani del Pci nell' autonomia che ci fecero poi da spie. Quando? Poco prima che mandassi i carri armati a Bologna (con il sindaco Zangheri "che mi diceva: ma è proprio necessario? E io : "fa un po' tu se vuoi che ti brucino il Comune"). Chi erano? I nomi non li dico». Alcuni familiari delle vittime dicono che non ci può essere una riconciliazione se i terroristi non dicono ciò che hanno taciuto. Cossiga sorride: «Proprio da questa poltrona Gallinari, che veniva dal Pci, mi disse che la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha portato al sequestro Moro è stato il compromesso storico. Mi raccontò che l' ex caporeparto dei partigiani della sua zona gli consegnò un fucile e gli disse: "Ricomincia da dove ci hanno impedito di andare avanti". Ora Napolitano segua il luminoso esempio di Togliatti e chieda un' amnistia. Occorre trovare un terreno comune tra Moro e Gallinari».
Virginia Piccolillo (Corriere della Sera 10 maggio 2009)
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