L'Anello della Repubblica. Un servizio più segreto degli
altri
Intorno alle 9 di mattina del 16 marzo 1978, nella zona di via Fani, a Roma,
ci fu un black out totale dei telefoni; e questo è un fatto. Il 15 agosto 1977,
giorno della sua fuga, il criminale di guerra nazista Herbert Kappler era
ricoverato all'ospedale Celio della capitale, al 3° piano. Assieme a lui, due
pazienti molto speciali: il colonnello Amos Spiazzi e il capitano Salvatore
Pecorella, entrambi coinvolti nel golpe Borghese; e questo è un fatto. Il 24
luglio 1981, il brigadiere Biagio Ciliberti prelevò l'assessore della Dc Ciro
Cirillo, appena liberato, e lo portò a casa sua, isolandolo dal resto del mondo
per mezza giornata. E questo è un altro fatto.
UN NUOVO SERVIZIO SEGRETO
Sono fatti, di cui qualcuno, prima o poi, sarà costretto a darne conto. Ma
sbuca sempre qualcuno di nuovo. A volte perché coinvolto in inchieste traverse;
altre volte perché pentito; altre, ancora, per puro caso. Come 'Anello', un vero
e proprio servizio segreto attivo in Italia dal secondo dopoguerra fino agli
anni ‘80. Scoperto, appunto, nel 1996, tra le carte di un vecchio e malandato
archivio del Viminale, in via Appia, a Roma. 256 fascicoli per l'esattezza,
pescati da Aldo Giannuli, un perito del giudice istruttore di Milano Guido
Salvini, per il quale stava facendo un'indagine sullo stragismo nero. Tutt'un
tratto si è ritrovato tra le mani un appunto datato 4 aprile 1972 che recita
pressappoco così:
Questa è la storia di un servizio di informazioni che opera in Italia dalla
fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim Generale
Roatta […] Compito del servizio fu sempre quello di ostacolare l'avanzata delle
sinistre e di impedire una sostanziale modifica della situazione politica
italiana
'L'ANELLO' DELLA REPUBBLICA: IMPRESA DI PULIZIE CON LAVORI SPORCHI
Tra quelle carte si giocano gran parte degli ultimi cinquant'anni della
storia d'Italia. Stefania Limiti, giornalista dell'Unità, le ha catalogate,
analizzate, contestualizzate e svelate nel suo ultimo libro, L'Anello della
Repubblica – Ed. Chiarelettere. Per farla breve: dopo l'8 settembre in Italia si
formano due Stati. La Repubblica Salò e il Regno del Sud. In questo contesto
Mario Roatta, ex capo del Sim, il servizio segreto militare, e all'epoca capo di
stato maggiore dell'esercito, costituisce un organismo segreto, sottoposto alle
“informali” dipendenze del capo del Governo. Ne fanno parte circa 170 persone.
Militari, politici, giornalisti e faccendieri d'ogni tipo. Il compito all'inizio
è uno: impedire che i comunisti vadano al governo. In seguito la struttura si
preoccuperà di condizionare il sistema politico con mezzi illegali e, più in
generale, di svolgere i lavori più sporchi, quelli troppo compromettenti per i
servizi segreti ufficiali.
"UN ORGANISMO A SE' STANTE, CON COMPITI POLITICI"
«In Italia ci sono state molte organizzazioni segrete – spiega Stefania
Limiti, l'autrice del libro - questa però è assolutamente particolare. È un
organismo a sé stante, completamente clandestino: utilizza i mezzi e la
logistica delle strutture ufficiali, ma ne è completamente staccato. Anche dal
punto di vista delle finalità. L'Anello è completamente differente dal progetto
Gladio, per capirci. Questo ha dei fini militari ed è sorto sotto l'ombrello
della Nato. Si tratta di un'organizzazione composta da uomini di fiducia che
sarebbero dovuti entrare in azione nel caso di una fantomatica invasione russa.
L'Anello non ha dei compiti propriamente militari. Svolge servizi informativi di
tipo politico; fa pulizia, insabbia – continua la Limiti – E non è definibile
come una struttura deviata. Questa nasce laddove più persone agiscono di comune
accordo in funzione di scopi diversi da quelli ufficiali. In questo caso ci
troviamo di fronte a una struttura a parte, non deviata. Ancora: le strutture
deviate sono composte da personaggi dei servizi segreti stessi. In questo caso i
protagonisti non hanno nessuna divisa. Basti pensare che Titta è un civile».
L'AGENTE PIU' SEGRETO DI TUTTI
Titta Adalberto, “il più segreto degli agenti segreti”. Ex pilota
dell'Aeronautica della Repubblica di Salò, si insedia al vertice dell’organismo
attorno alla fine degli anni ’60, succedendo all'ufficiale russo Otimsky. Vi
resterà fino al 1981 come capo indiscusso, vero centro propulsore delle azioni
del 'noto servizio' (così come veniva chiamato nell'ambiente L'Anello) e
principale contatto dei referenti politici. Già, i referenti politici. «La
struttura – continua la Limiti - nasce all'ombra della Democrazia Cristiana di
De Gasperi. Ma l'Anello non è il servizio segreto del partito. Molti esponenti
non verranno mai a conoscenza della sua esistenza. Possiamo dire che sarà il
servizio segreto di alcuni uomini della Dc». Moro, Forlani e Craxi sapevano. Nei
suoi diari, curatissimi, Adalberto Titta, per indicare un Presidente del
Consiglio, era solito scrivere “il gobbetto”: un riferimento “di dubbia fantasia
e scarso buon gusto” al Divo Giulio, il referente massimo dell'organizzazione.
1977, LA FUGA DI UN SS MAI PENTITO - Col passare degli anni, la struttura
messa in piedi da Roatta e guidata da Titta dà segni di notevole affidabilità,
tanto da ricevere in appalto intere operazioni. Nel 1977, ad esempio, “nelle
stanze del potere si discuteva di come sbrigare un compito imbarazzante:
bisognava riconsegnare il detenuto nazista mai pentito Herbert Kappler alla
Germania che, in cambio, avrebbe rimosso il veto per la concessione di un
consistente prestito di denaro di cui l'Italia aveva un disperato bisogno. Tutta
l'operazione fu affidata all'Anello: era troppo compromettente per essere
assegnata ai servizi ufficiali”.
1978, "MORO VIVO NON SERVE PIU' A NESSUNO"
E ancora. “Qualcuno sospetta che Adalberto Titta sapesse in anticipo che
cosa sarebbe accaduto la mattina del 16 marzo 1978. […] Il giorno dell'agguato a
Moro, intorno alle 9, ci fu un black out dei telefoni nella zona di via Fani.
Titta e i suoi amici 'erano in grado di provocare un black out alla rete
telefonica nazionale'”. Ancora Titta riappare nei 55 giorni del sequestro Moro,
questa volta nelle vesti di mediatore tra i vertici della Dc e Raffaele Cutolo,
il boss della Nuova Camorra Organizzata cui il partito si rivolse per trovare il
luogo in cui era tenuto il segretario Dc, salvo poi ritrattare il tutto e
suggerirgli di farsi i fatti suoi. Il ruolo di Titta nell'affaire è rivelato da
Michele Ristuccia, esponente dell'Anello: “Durante il sequestro, Titta mi disse
di essere a conoscenza del luogo dove Moro era detenuto, lo aveva detto anche ai
senatori Andreotti e Cossiga […] Quando informò i suoi referenti di essere in
grado di intervenire in via Gradoli, ricevette un secco diniego da Andreotti,
che, mi disse, gli fece capire che non era auspicabile una soluzione positiva
del processo, la frase che ricordo distintamente è “Moro vivo non serve più a
nessuno”.
UNO STATO PARALLELO OGGI?
Alla domanda se ancora oggi si possa parlare di esistenza di uno Stato
parallelo, Stefania Limiti sospira: «Bella domanda. Abbiamo assistito a molti
casi inquietanti, come la scoperta di un archivio segreto in via Nazionale. Non
so se c'è possiamo dire che esista un vero e proprio servizio parallelo.
Sicuramente sono accaduti dei fatti molto gravi. Si avvertono ancora grandissime
resistenze affinché venga fatta luce sulla nostra storia. Vedi ad esempio la
questione del segreto di stato. In base a una legge del 2006, devono essere
desecretati i documenti vecchi di 30 anni. Ora, che potremmo finalmente
consultare i materiali del 1978, sembra che i tempi di secretazione si stanno
allungando. E non è certo un bel segnale».
Redazione (Affari Italiani 21 aprile 2009)