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Morucci nel covo nero: "Ho diritto di parola"
07/02/2009 - Repubblica - Concetto Vecchio
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Morucci nel covo nero: "Ho diritto di parola"
Tutto esaurito per l'appuntamento con l'ex brigatista a Casa Pound, centro sociale della destra

"Si dice che negli anni ‘70 ci fu una guerra civile tra rossi e neri: non è vero. Fu una pratica di violenza etnica compiuta attraverso la lente del razzismo ideologico", sostiene Valerio Morucci. Una ragazza sviene. Ovazione nell´intero palazzo. L´ex br del caso Moro è a Casa Pound, il centro sociale della destra all´Esquilino a Roma, per rivendicare il diritto di parola dopo il divieto a partecipare ad un dibattito alla Sapienza. Una serata sorprendente. Inizia a parlare alle 22.

Dice: "Non conta il mio presente. Conta il mio passato. Ho diritto di parola. Nonostante gli ostracismi. Sto combattendo una battaglia per la libertà di espressione". Declama. Silenzio in sala. Centinaia di persone presenti, fuori c´è la fila di quelli che non sono potuti entrare, molti dei quali non era nemmeno nati quando Morucci - 9 maggio 1978 - telefonò per annunciare che il corpo di Aldo Moro si trovava nel bagagliaio di una Renault in via Caetani. Lo ascoltano in silenzio, mentre rivendica l´aver percorso un sentiero scomodo: "Nel ‘79 criticai l´uccisione di Guido Rossa in un volantino delle Br. Potete imnaginare quel che accadde. Ma sentivo di dirlo: poi ruppi la mia fede politica". E sventola quel volantino stampato su un giornale ingiallito.

Aveva esordito dicendo provocatoriamente: "Sono un vostro nemico, ma non si può avere come obiettivo l´annullanento del nemico. Qualsiasi cosa dica deve essere riconosciuto come essere umano. E quando si parla degli anni 70 bisogna ricordare la cornice nelle quali sono maturate quelle tragedie. Quella cornice ha avuto la sua importanza". Morucci ha i capelli grigi. Sembra un mite professore. Oggi fa l´informatico. Gli sta accanto Giampiero Mughini, che rivendica d´aver avviato un dialogo con i fascisti già nell´81, "quando ci ritrovammo con Rutelli a parlare con Umberto Croppi in uno scantinato"; Ugo Tassinari, scrittore di estrema sinistra che da vent´anni studia la fascisteria, dice: "La ferocia politica degli anni ‘70 aveva un senso e una sua umanità, rispetto a quella cieca del branco di Guidonia".

Morucci presenta un libro sulle galere, e per fortuna Mughini ricorda che dietro le sbarre ci finì "non per sbaglio, ma per precise responsabilità". Morucci annuisce. Ai muri delle sale i volti di Evola, Berto Ricci, Luciano Bianciardi. Angelo Mellone dice che questa è una festa di liberazione, "finalmente destra e sinistra si ritrovano a parlare degli anni ‘70", ma forse è anche vero che oggi la destra radicale e l´ultrasinistra hanno più punti in comune di quanto si pensi, come l´antimperialismo, la lotta agli Ogm, la globalizzazione. Morucci fa un solo accenno alle vittime, quando ricorda che "non bisogna dimenticare le troppe tragedie, i troppi morti". Dibattito fino a notte fonda.

Concetto Vecchio (Repubblica, 7 febbraio 2009)