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vuoto a perdere |
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Rassegna
storico-divulgativa per
Nell’estate del 1981, le BR di Giovanni Senzani di stampo movimentista sequestrarono e uccisero un povero Cristo, fratello del primo pentito delle Brigate Rosse: un uomo con la barba lunga e lo sguardo spaurito. Tutta l’emotività del Paese in quei giorni era stata presa in ostaggio da un'altra tragedia, quella di Alfredino, caduto dentro il pozzo e mai più riemerso. Poi però, si sa, la memoria fa brutti scherzi. Dopo tanti anni, improvvisamente riemerge da qualche angolo oscuro della nostra psiche il ricordo sbiadito di fatti che tutte le TV avevano rifiutato persino di narrare. L’operazione di recupero del passato sentito come esigenza del presente, il saper guardare e interpretare i fatti di ieri mantenendo sempre un occhio di riguardo per quello che, probabilmente, sarà. Gran parte della ricostruzione dell’affare Peci condotta dall’autore si basa sul memoriale di uno dei protagonisti di quel truce episodio di lotta armata, Roberto Buzzati, ex militante delle BR, divenuto poi collaboratore di giustizia, tra i principali artefici della ricostruzione in sede giudiziaria dell’episodio. Un episodio, è bene dirlo per quanti non lo conoscessero, “drammaticamente eccezionale”: al fatto emotivo dovuto al grado di parentela del sequestrato con un altro grande protagonista delle cronache (Patrizio Peci) si aggiunge l’elemento spettacolare ricercato e voluto a tutti i costi dagli artefici dell’azione (l’ossessione dei mass media, il tentativo di piegare i mezzi di comunicazione di massa ai propri obiettivi). Ed, infine, la crudeltà patologica fine a sé stessa, della barbarie indiscriminata sintomo di una degenerazione ormai fuori controllo.
Brundisium.net - via Colonne,46 - ore 18.00
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