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vuoto a perdere

    

 

 

 

Lettera aperta ai lettori

Caro lettore,

se sei arrivato fino in fondo nella lettura di Vuoto a perdere, avrai notato che oltre ad uno spazio dedicato alle questioni aperte (aspetti sui quali qualche piccola novità potrà ancora emergere) ho voluto inserire un riferimento ad un particolare ormai chiarito, in relazione al quale ho preferito non rendere pubblico un nome.

Alludo all'incontro che si tenne a Roma nel luglio del '78, nei pressi di piazza Cavour, tra Franco Piperno e Mario Moretti in casa di un personaggio alto-borghese. La cosa stupì molto Piperno perchè fu la prova evidente della "trasversalità della presenza dei brigatisti a Roma" che potevano contare su complicità soprattutto in certi ambienti alto-locati.

Nel 1982 Piperno rese nota per la prima volta la circostanza dell'incontro. Nessuna autorità giudiziaria ritenne di dovergli porre domande (tanto che lo stesso Piperno fu il primo a stupirsi del fatto). Nel 2000, in un'intervista al quotidiano "La Stampa", egli ritornò sull'accaduto e poco dopo fu ascoltato dalla Commissione Stragi presieduta da Giovanni Pellegrino. Anche in occasione della seduta di fronte all'organismo parlamentare ribadì la sua volontà di non rivelare il nome di chi fosse il padrone di casa di quell'incontro.

Nel gennaio del 2004, in occasione della presentazione di un libro di Marco Clementi "La pazzia di Aldo Moro" tale nome è stato reso pubblico. Avendo avuto questa notizia ho contattato una persona che era presente all'evento la quale mi ha confermato la circostanza. Non mi era sembrato che nessun giornale avesse pubblicato tale nome, ed infatti così fu.

Ho cercato di trovare delle conferme su quel nome contattando altre persone che hanno avuto un ruolo nelle indagini ufficiali o che hanno svolto ricerche per proprio conto. Quasi tutti ne erano a conoscenza, ma nessuno lo aveva rivelato in quanto "assolutamente irrilevante dal punto di vista della ricostruzione della dinamica di quei fatti"

Sapevo che qualcuno avrebbe avuto modo di non condividere questa mia scelta. Parto da una considerazione semplice: io ho ritenuto di non dover tenere per me le cose che ho avuto modo di rilevare direttamente (ad esempio la probabile presenza di un ufficio riconducibile ai servizi segreti proprio in via Fani) o i tentativi di analisi su quegli aspetti di cui ancora oggi si sa poco (le trattative ad un livello superiore rispetto a quanto reso pubblico).

In merito alla questione del nome, però, mi preme sottolineare che:

  • all'incontro erano presenti (oltre a Moretti e Piperno) una brigatista nota, e Lanfranco Pace che oggi, come tutti sanno, lavora in televisione e cura la rubrica "Il punto" all'interno della trasmissione Otto e mezzo (di Giuliano Ferrara) in onda tutte le sere su LA7 e che nel corso dei 55 giorni ha incontrato più volte Valerio Morucci e Adriana Faranda

  • al convegno di presentazione del libro di Clementi, tra i relatori vi erano due professori universitari, un avvocato ed un giornalista de Il Manifesto

  • lo stesso Presidente Pellegrino, in un convegno del gennaio 2007 in occasione della presentazione di un libro del giornalista Giovanni Fasanella, ha detto di avere dei sospetti su chi potesse essere tale personaggio alto-borghese ma preferirì non fare nomi

Alla luce di tutto ciò si viene a chiedere al sottoscritto di rendere pubblico tale nome?

Credo che tale compito sarebbe spettato quanto meno a qualcuno dei precedenti personaggi, se ciascuno si fosse assunto le proprie responsabilità.

Del resto anche la già citata informazione relativa al presunto ufficio dei servizi in via Fani non sono stato il primo ad averla. Altri prima di me hanno ricevuto da Giuseppe Ferrara un resoconto dei suoi incontri con la sua fonte, ma non hanno pensato di rendere nota la circostanza. Io ho deciso di pubblicare nel libro il documento perchè ritengo si tratti di una cosa importante. Se fossi stato presente al convegno di Cosenza e ne avessi registrato i lavori, allora avrei certamente rivelato quel nome perchè la registrazione audio di un convegno pubblico sarebbe stato l'equivalente di un documento scritto ed avrebbe comprovato l'autenticità della fonte.

Pur scusandomi con chi non condivide la mia scelta, non posso che invitarli a pretendere che siano altri a fare quel nome.

E già che ci siamo perchè non pretendere lo stesso tipo di risposta anche da Alberto Franceschini? L'ex brigatista, infatti, pur sbandierando ai quattro venti la sua volontà di fare chiarezza sulla storia delle BR non ha mai fatto il nome del brigatista che riuscì a farla franca in occasione della liberazione dell'industriale Vittorio Vallarino Gancia, azione nella quale persero la vita Mara Cagol e l'appuntato D'Alfonso. In un'intervista di qualche anno fa, fu lo stesso Vallarino Gancia a invitare a fare piena luce su quel personaggio che, sono parole dell'industriale, "andava in giro a tenere seminari..."

Manlio Castronuovo